Di certo è apprezzabile il fatto che l’Italia sia stata tra i primi Paesi occidentali ad adottare una legge per la costituzione delle Zes, Ma il programma non può esaurirsi con generiche semplificazioni amministrative ed erogazioni di crediti di imposta. Il problema dell’espansione delle Zes è serio e va affrontato in maniera costruttiva se si ha voglia di renderle uno strumento davvero efficace per il rilancio della nostra economia. Proprio per questo, se da un lato è importante lavorare su una selezione mirata delle aziende e delle attività da impiantare nelle Zes, dall’altro diventa fondamentale una strutturazione fiscale che sia capace di attrarre l’attenzione degli investitori. Come si può pensare, del resto, che un semplice credito di imposta possa competere con le agevolazioni commerciali, doganali e con i sistemi fiscali premiali presenti in altre zone europee? Quale valore aggiunto dovrebbero offrire le nostre Zes agli imprenditori? A queste domande dovrebbe rispondere una seria pianificazione. Per poter rendere attraente in nostro territorio, occorre prevedere reali incentivi che spingano gli imprenditori ad impiantarsi stabilmente nelle Zes, evitando di commettere gli errori del passato che talvolta hanno favorito l’azione di imprenditori spregiudicati intenzionati esclusivamente ad accaparrare risorse, lasciandosi dietro una scia di lavoratori inoccupati e capannoni abbandonati.
Da questo punto di vista, l’esperienza di altri Stati europei può essere di aiuto nella focalizzazione degli ingredienti principali sui quali puntare. Ad esempio, un imprenditore che decide di insediarsi nella zona franca di Timisoara, in Romania, può beneficiare di agevolazioni doganali che prevedono l’esenzione dal pagamento dei dazi doganali per una serie di tipologie di prodotti; di agevolazioni fiscali che consentono l’esenzione dal pagamento delle imposte per i mezzi di trasporto, per le merci e per altri beni provenienti dall’estero o destinati ad altri Paesi che vengono introdotti o presi dalle zone franche; infine, di agevolazioni commerciali legate alla possibilità che i terreni e le costruzioni situati nelle zone franche possano essere dati in concessione agli investitori fino ad un massimo di 50 anni. tutto ciò, restando sul caso rumeno, accompagnato da un sistema fiscale che prevede una tassazione all’1% dei ricavi per le aziende con fatturato fino a 1.000.000 Euro. Quanto elencato, rende evidente come al momento investire altrove, in Europa, sia conveniente rispetto alle nostre Zes. E che per rendere davvero attraente il nostro territorio, competere a livello internazionale e assumere un ruolo centrale negli scambi commerciali mondiali, è necessario programmare e lavorare sul terreno dell’appetibilità, rendendo le Zes concretamente attraenti agli occhi di un serio imprenditore.
Francesca Barbi