Le opportunità offerte dagli scarti derivati da coltivazioni e lavorazioni agricole sono notevoli ed versatili: da carciofi, cipolle, fichi, olive, vinacce e peperoni, per esempio, si possono ottenere tinture per dare colorazioni anti allergiche e perfettamente ecosostenibili ai filati.
Dalla sansa, dal siero di latte, dagli scarti della produzione del vino e del parmigiano reggiano, dalle bucce di arance, delle vinacce e dei fichi d’India, dai reflui zootecnici (liquame, letame, pollina) e dalle acque di vegetazione, è possibile produrre Biometano, un gas che ha le stesse caratteristiche del gas naturale e che può dunque diventare biocarburante da utilizzare nel settore dei trasporti e per la produzione energia elettrica e termica. Inoltre, il biometano può dare vita ad digestato che è utilizzato come fertilizzante organico da distribuire sul terreno.
I microgranuli ottenuti da fermentazione batterica alimentata dal siero di latte, in parte scartato dalla filiera industriale come rifiuto speciale, possono essere utilizzati anche per la produzione di bioplastiche biodegradabili utili anche nella gestione del verde pubblico.
I noccioli delle ciliegie, la pula del grano, nonché una serie di semi non destinati all’alimentazione, possono essere utilizzati per la realizzazione di cuscini che hanno il potere di assorbire calore o freddo e di rilasciarlo lentamente, ottimi come decontratturanti per i muscoli, per abbassare la febbre o per assorbire i traumi. Dallo scarto di uova e latte scaduti si possono ottenere vernici per l’edilizia. Dallo scarto del pane si può ricavare squisita birra che dona alla bevanda tutto il suo sapore e i suoi sentori. Dalle foglie intrecciate delle pannocchie del mais si possono ottenere borse artigianali e altri oggetti. Lo scarto della lavorazione del riso può essere utilizzato per realizzare prodotti per l’edilizia e il restauro, quali telai in legno e paglia di riso, intonaci speciali, malte e massetti. I prodotti ottenuti con miscela di calce, lolla e paglia sono ad elevata efficienza energetica e acustica, garantiscono un comfort abitativo elevato nonché salubrità degli ambienti ed eco-compatibilità.
Alla luce di quanto appena esposto, il rilancio del territorio tarantino, della Zes ionica e la ripresa della nostra economia, passano inevitabilmente attraverso l’incontro tra volontà del settore pubblico di pianificare in maniera strategica gli investimenti da compiere avendo riguardo alla creazione di adeguate infrastrutture che consentano l’insediamento di nuove attività produttive e l’ampliamento di quelle esistenti, e quella degli imprenditori privati di sfruttare appieno le risorse presenti naturalmente sul nostro territorio. Infatti, se buona parte delle ecofiliere illustrate precedentemente prende avvio dagli scarti delle industrie agroalimentari, tuttavia, vi sono esempi di come un’economia circolare può essere realizzata partendo dagli scarti delle industrie tessili. La presenza di industrie tessili e piccoli laboratori, ma soprattutto di artigiani di altissima qualità sono elementi caratterizzanti da poter sfruttare per la realizzazione di un’eco filiera di questo genere. Infatti gli scarti delle industrie tessili insieme agli scarti dei filati colorati, favorirebbero l’insediamento di una filiera produttiva di manufatti finalizzati alla realizzazione di foulard, stole, maglioni e persino tomaie per sandali/pantofole/scarpe, cinture e altri oggetti di design (arredamento o funzionali), cinture e altri articoli di pelletteria, basi di sedie e sgabelli, pannelli di armadi, strutture per lampadari/lampade, supporti e tracolle per strumenti musicali. Insomma le risorse ci sono, occorre sfruttarle nel modo giusto. Fabio Rizzo