Dal 1° Luglio 2017 il pignoramento del conto corrente è diventato più facile in caso di debiti fiscali e cartelle.
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha la facoltà di accedere alle diverse banche dati dell’Anagrafe Tributaria, procedendo al pignoramento del conto corrente in modo diretto senza dover richiedere apposita autorizzazione al giudice. Le somme pignorate vengono immediatamente bloccate e rigirate al Fisco, per gli importi a debito.
L’agenzia delle Entrate-Riscossione può accedere anche alla banca dati dell’Inps, ottenere le informazioni che le servono e procedere a pignorare lo stipendio, la pensione, le indennità.
La cartella di pagamento è già un atto esecutivo e l’agenzia delle Entrate-Riscossione può procedere al pignoramento del conto corrente se la cartella non viene pagata entro 60 giorni dalla notifica.
Trascorsi i 60 giorni l’Ente della riscossione può subito inviare alla Banca l’atto di pignoramento ancora prima di notificarlo all’interessato, per poi invitare quest’ultimo al pagamento di quanto dovuto entro altri 60 giorni. Se il debitore non provvede al pagamento, il Fisco richiede alla banca di versare l’importo pari al debito, senza necessità di rifarsi a un giudice per far emettere il relativo provvedimento.
Il contribuente che riceve la notifica del pignoramento conto corrente, può presentare, entro i 60 giorni concessi, una richiesta di rateazione e richiedere lo sblocco del conto corrente dopo aver pagato la prima rata.
Nel momento in cui si decide di aprire un conto corrente si rende necessario valutare quale sia la soluzione più sicura al fine di tutelare il proprio patrimonio.